23 Aprile 2024
curiosità & opportunità

La Botte

La Botte dalla parte di Vicopisano
...Il progetto prevedeva la deviazione del Canale Imperiale costruito poco meno di un secolo prima su progetto di Leonardo Ximenes.
L´emissario così deviato doveva passare sotto l´alveo dell´Arno per mezzo di una cosiddetta "botte", cioè di un condotto sotterraneo lungo 255 metri.
Il lago di Bientina o di Sesto, ancora nella prima metà dell´Ottocento, costituiva il lago più grande della Toscana. Non lontano dal Padule di Fucecchio e ubicato nella depressione fra la piana lucchese e il corso dell´Arno, era in parte sotto il controllo del Granducato di Toscana e in parte sotto quello di Lucca. La discussione sulla regolamentazione della vasta zona umida vide coinvolti grandi scienziati come Benedetto Castelli, Giovanni Alfonso Borelli, Vincenzo Viviani, e, più tardi, Tommaso Perelli. Dal 1756 al 1763 Leonardo Ximenes realizzò un complesso sistema di canali. Uno di questi collegava il lago all´Arno, allo scopo di ottenere non tanto il prosciugamento della zona, quanto il ricambio costante delle acque per risolvere il problema dell´insalubrità dell´aria. In realtà non ottenne l´assetto idraulico sperato, ma le discussioni sul lago continuarono a ritmo serrato. Nel secolo XIX Lorenzo Nottolini propose un progetto, rimasto sulla carta, che prevedeva congiuntamente le bonifiche di Bientina e di Massaciuccoli. Nel 1852 il Granduca Leopoldo II di Lorena approvò il progetto di bonifica di Alessandro Manetti, con il quale fu realizzata la deviazione del Canale Imperiale sotto l´alveo dell´Arno grazie ad un condotto sotterraneo (Botte).
Nel novembre del 1995, nella zona dell´ex lago di Bientina, è stata istituita la prima Area Naturale Protetta d´Interesse Locale della Regione Toscana, significativa soprattutto per il suo bosco idrofilo di ontano nero.

La "Botte" di Alessandro Manetti
Nel 1852 il Granduca Leopoldo II di Lorena approvava il progetto di Alessandro Manetti per il prosciugamento del lago di Bientina, che prevedeva la deviazione del Canale Imperiale costruito poco meno di un secolo prima su progetto di Leonardo Ximenes. L´emissario così deviato doveva passare sotto l´alveo dell´Arno per mezzo di una cosiddetta "botte", cioè di un condotto sotterraneo lungo 255 metri.
La prima pietra di questa straordinaria opera di ingegneria idraulica fu posata il 16 settembre 1854. Il Granduca fu talmente colpito dall´imponenza del lavoro, terminato nel 1859, che ne descrisse le varie fasi costruttive nel suo Governo di Famiglia. Ancora oggi è possibile ammirarne l´ardita struttura.
Alessandro Manetti
Da Wikipedia, l´enciclopedia libera.
Alessandro Manetti (Firenze, 1787 - 1865) è stato un ingegnere e architetto italiano.

Alessandro Manetti
Figlio dell´affermato architetto Giuseppe, studiò all´Accademia di Belle Arti di Firenze, poi a Pisa ed infine si perfezionò in ingegneria a Parigi.
Proprio nell´Europa settentrionale lavorò ad alcune opere pubbliche, mentre in Toscana si occupò prevalentemente di opere d´ingegneria, nel ruolo di Direttore del "Corpo degli Ingegneri d´Acque e Strade". Infatti, nel corso della sua carriera si interessò principalmente di bonifiche, opere idrauliche e strade.
Lavorò, fino al 1859, per le sistemazioni idrauliche della Val di Chiana, mentre tra gli anni venti e trenta dell´Ottocento si dedicò ai progetti per una strada tra Livorno e Volterra, per il Passo del Muraglione e realizzò un ponte sospeso sull´Ombrone Pistoiese a Poggio a Caiano, del quale oggi restano solo alcune rovine.[1]
A partire dal 1835 innalzò la cinta daziaria per la delimitazione del porto franco di Livorno; al progetto della cinta, definita da un semplice muro rivestito in pietra, partecipò anche Carlo Reishammer, al quale vanno attribuiti invece i disegni delle barriere e delle porte d´accesso alla città.[2] Le vicende legate alla costruzione dell´opera, che andava a tagliare in due parti il sontuoso viale degli Acquedotti, portarono Manetti a scontrarsi duramente con Pasquale Poccianti, il celebre architetto autore delle cisterne dell´acquedotto livornese e dello stesso viale.
Uscito vincitore dallo scontro con Poccianti, che non riuscì ad ottenere l´apertura di un varco in corrispondenza della sua passeggiata[3], negli anni quaranta Manetti si dedicò alla progettazione di alcuni ponti sospesi nella Toscana meridionale, alla bonifica della Maremma e del Lago di Bientina (Calcinaia), dove, per il Canale Emissario, realizzò l´attraversamento sotterraneo del fiume Arno (1854-1859, ancora esistente).[4]
In tale periodo, l´ingegner Manetti abitò a Cascina, in provincia di Pisa, ed ancora oggi sulla facciata della sua abitazione è visibile una lapide che recita:

"Dopo che l´Arno nelle grossissime piene dei dì 16 febbraio e 23 marzo 1855 - rotto due volte ogni ritegno presso la chiesa di San Cassiano - aprivasi un varco nella pianura - sollecito e frequente accorse S.A.I.E.R. il granduca Leopoldo II - per soccorrere le afflitte popolazioni - e insieme all´augusto figlio gran principe ereditario - colla presenza e colo consiglio tanto affrettò i lavori di rifare - che questi in breve tempo compiti - furono le vicine campagne sottratte alla furia delle acque - e le interrotte comunicazioni ristabilite - a memoria del disastro e delle benefiche provvidenze - questo marmo - sulla fronte della casa abitata dagli ingegneri delle opere - per il prosciugamento del lago di Bientina - ove il pietoso sovrano ebbe ricetto - Alessandro Manetti direttore poneva".

Manetti si occupò anche di alcuni restauri per gli Uffizi e pubblicò alcuni scritti teorici.
Note
1. ^ Il progetto risale però al 1811-12.
2. ^ Reishammer era genero di Manetti, in quanto nel 1834 ne aveva sposato una delle figlie.
3. ^ Solo negli anni successivi alla morte di Poccianti (1858) fu aperto un varco anche lungo il viale degli Acquedotti.
4. ^ L´opera progettata per l´attraversamento dell´Arno con una galleria lunga ben 255 metri suscitò la sincera ammirazione del granduca Leopoldo II di Toscana.
Bibliografia
Il governo di famiglia in Toscana. Le memorie del Granduca Leopoldo II di Lorena 1824-1859, Firenze, Sansoni, [1987], pp. 247-249, 400-401, 494-501.

A. MANETTI, Mio passatempo, Firenze, 1885, pp. 129, 190-191, 197.

D. BARSANTI, L. ROMBAI, La "guerra delle acque" in Toscana. Storia delle bonifiche dai Medici alla Riforma Agraria, Firenze, Edizioni Medicea, 1986, pp. 63-80.

C. CRESTI, La Toscana dei Lorena. Politica del territorio e architettura, Milano, Amilcare Pizzi, 1987, p. 265.

D. BARSANTI, Alessandro Manetti (1787-1865), in D. BARSANTI, L. ROMBAI (a cura di), Scienziati idraulici e territorialisti nella Toscana dei Medici e dei Lorena, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 1994, pp. 237-256.


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