27 Aprile 2024
che c´è di nuovo

LA POESIA ESTEMPORANEA E I POETI IMPROVVISATORI

31-10-2010 10:53 - News Generiche
Nel mondo tradizionale l´improvvisazione poetica in ottava rima è stata spesso al centro di iniziative. Nei momenti festivi, nelle date cerimoniali (befanate e maggi) ma anche nelle pause di lavoro o nelle occasioni di ritrovo, i poeti estemporanei sono stati frequentemente un punto di incontro nello spazio pieno di voci quotidiane rappresentando il pensiero, le rivendicazioni, gli atteggiamenti conformi alla tradizione, ma anche la sapienza e la spontaneità popolare. Così le fiere, gli appuntamenti calendariali, i pranzi di matrimonio, i momenti cerimoniali ecc, insieme agli incontri di poesia a braccio (riunioni fatte per ascoltare i poeti su temi a contrasto) sono divenute le occasioni di maggior diffusione dell´ottava rima cantata. In Toscana - e in particolare in Maremma - questa forma d´arte ha trovato un terreno fertile per affermarsi prima nel mondo pastorale eppoi in quello operaio e contadino rappresentando una forma di riscatto, di denuncia e di opposizione politica con momenti di forte socialità.Numerose sono le presenze di poeti nel panorama della poesia estemporanea. Nella nostra regione ci sono ancora in attività una ventina di poeti tradizionali e proprio a Ribolla si realizza tuttora un incontro annuale di poesia improvvisata. Va inoltre ricordato che l´ottava rima ha saputo attirare l´interesse di alcuni personaggi dello spettacolo quali Francesco Guccini, Davide Riondino e lo stesso Roberto Benigni (quest´ultimo in gioventù l´ha praticata andando al seguito di alcuni poeti estemporanei). La Maremma ha dato i natali al poeta Gian Domenico Peri di Arcidosso (1564-1639) "nato poverissimo tra le mandrie e i rusticani esercizi imparò solamente a leggere e scrivere" (così dice di lui Eugenio Lazzereschi). Il Peri ci ha lasciato una notevole produzione di poemi in ottava rima. Forma d´arte popolare, l´ottava rima affonda le proprie radici nella struttura metrico-ritmica dei poemi cavallereschi e nonostante la scarsa scolarizzazione dei poeti contadini era frequente sentire chi conosceva a memoria pezzi della Divina Commedia o versi del Tasso, dell´Ariosto e del Cavalier Marino. Anche in questa nostra epoca il "canto improvvisato" è riuscito a mantenere la propria tensione comunicativa grazie alla creatività e alle capacità espressive dei poeti estemporanei che hanno continuato ad improvvisare i loro canti "...abbia pure la sua trasformazionecome la vuole la moderna usanza,ma se si definisce ottava rimaha sempre la sua forma come prima"Così scriveva a proposito dell´ottava rima Vasco Cai di Bientina, un maestro dell´improvvisazione poetica del ´900. Nei suoi versi pur accogliendo la trasformazione voluta dalla "moderna usanza" ne ribadisce i confini della forma poetica.

mp

Il Padrone e l´Operaio - Contrasto improvvisato da Vasco Cai e Aldo Vannozzi a Fornacette nel Grubbe (Circolo Arci) Anno 1974

Operaio (Vannozzi)
Il mi´ collega il tema suo lo esalta
perciò torniamo insieme, altro collega;
noi saremo di nuovo alla ribalta,
è quasi il tema della stessa piega,
sperando andare sulla strada asfalta
se il destino la sorte non ci nega:
io farò l´operaio e sono adatto
e poiché l´operaio l´ho sempre fatto.

applausi

Padrone (Cai)
Forse da qualche propaganda attratto
quasi esageri un po´ nelle richieste,
anche il padrone un sacrificio ha fatto
onde darti il lavor, non credereste?
Tu della realtà vieni a contatto,
parliamoci da vere anime oneste:
se troppo l´ala, mio collega, stendi,
ti vorrei domandar cosa pretendi.

Operaio (Vannozzi)
Tu tutti i giorni una fiammella accendi,
vai dicendo che fai dei benefici,
lo so che il mondo bene lo comprendi
e sempre l´operaio tu maledici;
tu che siei esperto e te ne intendi
chi l´ha fatto del tutto i sacrifici,
e dirmi oggi tu, come impresario,
cosa siei in questo mondo necessario!

applausi

Padrone (Cai)
Puzza di ribellione il tuo frasario!
Parliamoci sinceri, gli operai
oggi l´abbiamo messi su il binario
che a mio parere vanno bene assai;
ogni addebito è fatto all´impresario,
non vedi quanto esagerando vai?
Forse venir vorreste nel mio posto,
cosa che fare non sarei disposto.

Applausi

Operaio (Vannozzi)
Io poi questo non ti aveo proposto,
io questo non lo voglio e non lo ammetto.
io non voglio venire nel tu´ posto
ma neppure di esserti soggetto;
tu il cattivo nel cuore ci hai nascosto,
guarda di usare un poco di rispetto
e una coscienza un po´ più generosa
al dipendente dalla man callosa.

applausi

Padrone (Cai)
Concesso abbiamo a te qualunque cosa,
ci sono per esempio i sindacati,
dice son contro della gente oziosa
e i salari per far li abbiam chiamati,
c´è lo Statuto poi ch´è qualche cosa
in cui sono i diritti regolati,
e tutto questo grava su di noi:
ma mi dici di più cosa tu vòi?

applausi

Operaio (Vannozzi)
Foste sempre bugiardo prima e poi:
io sempre chinato sul lavoro
e giornalmente te di più ne vuoi,
cerca di usare un po´ più di decoro;
via, son cose ... diciamole tra noi,
non prendiamo un momento di ristoro,
guadagno nove e lui me ne dà sette
e quello che ci manca lo promette.

applausi

Padrone (Cai)
D´accordo non sarà chi ben riflette:
vai con l´automobile a il lavoro,
qualunque cosa già ti si permette
e vòi turbare l´ordine e il decoro;
ma se sei tu guadagni e spendi sette
questo è tuo danno ch´io giammai l´onoro,
perché sotto la veste del diritto
c´è l´inganno, l´abuso e l´approfitto

Operaio (Vannozzi)
Tu vorreste che io ci stesse zitto,
tu lo vorreste far cogli operai,
ma però te lo dice il sottoscritto
che io ciò non lo permetto mai;
ah via, senza uccider fai delitto
ma verrà il dì che te ne pentirai,
ed anche inei riguardi della busta
io la feci veder, non è mai giusta.

applausi

Padrone (Cai)
Poeta, il tuo frasario mi disgusta!
Se tu sapesse cosa ci ho di tasse,
sareste più modesto nella busta
e un po´ meno avverrebbe che tu urlasse;
che viva bene chi lavora è giusta,
però fomenta te l´odio di classe:
protesti e riprotesti ogni momento
e il fatto sta che non siei mai contento.

applausi

Operaio (Vannozzi)
Tu novo hai fatto lo stabilimento
e poi faceste una nuova assunzione,
la famiglia l´hai sempre in movimento,
quand´è al mare e quando all´Abetone;

risate

io lavorare ´un ti vedeo un momento,
hai aggiunto a casa un altro padiglione,
in mare ci hai la barca col motore:
questo tutto lo devi al mio sudore.

applausi e bravo

Padrone (Cai)
Oggi è il mondo del buon lavoratore,
io ti vedo una casa ammobiliata
che non l´ha di lavoro il tuo datore,
sai, la sua proprietà se l´è sudata!
Sempre economizzando a tutte l´ore
e avendo ben la strada misurata
mi son fatto un pochin di capitale,
ma non per regalarlo a chi fa male.

Operaio (Vannozzi)
Venni da te facevo il manovale,
pian piano poi facevo il muratore

ma poco riposai sul capezzale:
il giorno lavoravo anche dieci ore
e qualche dì, se mi sentivo male,
sentivo del padrone il malumore,
senza rimorso né coscienza in seno
perché vedeva che rendevo meno.

Padrone (Cai)
Vipera, smetti di sputar veleno!
applausi
A te piace la vita spensierata,
il più non vai ben calcolando e il meno
e ti basta che passi la giornata;
io resto sempre attivo il giorno pieno,
poscia consumo mezza la nottata
a veder le mie cose nell´ufficio,
e tu non vòi saper di sacrificio.

Operaio (Vannozzi)
Già dissi che di tutto il beneficio
lo devi ringraziare l´operaio
chi lavora l´ha fatto il sagrificio,
come finanze mi trovai in un guaio;
e tu pe´ sta´ a scrivere in ufficio
che di mancanze ne facei un migliaio...
Ma ti firrà Marina e Viareggio,
per chi male li fé finiscan peggio!

Padrone (Cai)
Della mia barca il mio timone veggio
sempre stabile e fermo più di prima,
io ci vado se posso a Viareggio,
dell´illusione ne fo poca stima;
tu siei sempre a gridar «none indietreggio»
e cerchi sempre di arrivare in cima,
ma se guadagni cinque e spendi sei
resterai nell´eterno dove siei.

applausi

Operaio (Vannozzi)
Tu cerca darmi quei diritti miei,
poi vedrai che so spendere il guadagno,
ché al mattino mi alzo alle sei,
fino alla sera di sudor mi bagno;
e´ sarai tu che ignobile tu siei,
tessi la tela come il triste ragno:
se poi non vanno bene le marchette
ritorni a raccontarlo a Fornacette.

risate e applausi

Padrone (Cai)
Sempre ovunque a chi merita si mette:
tu parli di diritti volentieri
e di assicurazioni e di marchette,
però non parli mai dei tuoi doveri;
questo, domando a te, come si ammette,
dove pensi di andare e cosa speri?
Via, non pensare che campar si possa
solamente a cantar «Bandiera rossa».

applausi

Operaio (Vannozzi)
Non fui mai l´elemento da sommossa,
ho sempre lavorato con coscienza,
credo fare di più che non si possa,
ma tu che ci hai la brutta discendenza
e´ mi hai sempre una causa promossa:
tu mi dici «lavora,abbi pazienza
che poi il tenore cambierai di vita»,
però siei sempre il vecchio parassita.

Padrone (Cai)
Dici così perché non l´hai capita.

Operaio (Vannozzi)
Purtroppo l´ho capita che l´è molto.

Padrone (Cai)
È il bisogno, è il dovere della vita.

Operaio (Vannozzi)
Ti devi vergogna´ da chi è ´n ascolto

Padrone (Cai)
Io ti consiglio ormai farla finita.

Operaio (Vannozzi)
Cercherò ripensarci, esser raccolto.

Padrone (Cai)
In fondo poco di sudor ti bagni,
mi devi ringrazia´ perché guadagni.

Operaio (Vannozzi)
Ma non ti compatisco se ti lagni.

Padrone (Cai)
Tutto ti ho dato e più nulla ti manca.

Operaio (Vannozzi)
Quasi quasi mi dice anche «compagni» !

Padrone (Cai)
Metter ti debbo dei milioni in banca.

Operaio (Vannozzi)
Ti vorrei da´ i miei miseri guadagni.
.............................................................
Padrone (Cai)
[Questo sia da] osservare invece, allora:
io ti saprò pagare e te lavora!

applausi





Fonte: gdg

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